Sabato 6 maggio 2017 ore 10 – 17 e domenica 7 maggio ore 9 – 16
Corso di 12 ore a cura di Eija Pirttilahti

Sono le 9 e sono già al Museo del Fiume pronta per iniziare il corso “1000 textures dell’arazzo”.
Nella grande stanza ci raduniamo tutti e penso che è davvero una bella cosa, così ciascuno può sbirciare anche i lavori di altri corsi. Pian piano, arrivano tutte le altre compagne di avventura, siamo 10, ci presentiamo e tutte ci chiediamo dove fosse finita la nostra insegnante, eccola, arriva! Eija Pirttilahti , bionda e algida come una tipica donna del nord Europa.
Sistema le sue cose e iniziamo…ops ma non parla nemmeno una parola di italiano!
Ci guardiamo rapidamente negli occhi e come solo le donne sanno fare, la soluzione è già bella e trovata, ognuno contribuisce a modo suo: chi capisce bene, chi capisce poco, chi parla benino, chi conosce solo alcuni termini e chi come me, da brava napoletana, si fa capire a gesti, insomma lo scoglio è superato e ci mettiamo a lavoro.
Perfetto: “oggi realizziamo un bel fiore!” dice Eija e subito un nooooooooooooo da curva B si alza come un boato, “noi siam venute per fare l’albero”, a gran coro dicono in tante. Ora, avete presente la scena di mezzogiorno di fuoco dove si inquadrano solo gli occhi in segno di sfida, attimi infiniti di silenzio e la gocciolina di sudore che scende dalla fronte?
Ecco in un nanosecondo abbiamo vissuto quella, Eija ha dovuto capitolare, il gruppetto è bello testardino e caparbio! “Ma si prospetta un lavoro mooooolto lungo e faticoso” ci mette in guardia Eija a mo di terrorismo psicologico ma noi, completamente ignare del destino delle nostre schiene e braccia, siam felici delle nostre scelte.
Ci mettiamo al lavoro e per il primo quarto d’ora, mi sento chiedere da più persone e più volte “Fai l’albero?”, quasi a infonderci sostegno l’un l’altra ma io in realtà non voglio fare né il fiore e né l’albero, voglio capire la tecnica e sperimentare, perchè quando mi ricapita più di avere qui l’insegnante che mi corregge e mi da tutte le spiegazioni del caso?
Quindi armati di lana, ciascuna inizia a realizzare i suoi prefeltri, morbidi e sottilissimi per una resa ottimale, altro passaggio sono i tagli (dobbiamo riempire i nostri prefeltri di buchi), noi da brave apine operose seguiamo i passaggi della nostra ape regina finlandese, quello che non ci sono proprio chiari, sono i passaggi successivi, vabbè, come si dice in questi casi: keep calm e vai avanti.
Le “feltromagie” (come le chiamo io quando lavoro con i bimbi) si vedono subito, le emozioni di ciascuna, fuoriescono attraverso: la scelta dei colori, degli abbinamenti cromatici, della tipologia di tagli, dell’intensità dei colori; è tutto un mondo meraviglioso ed ecco che inizia a sprigionarsi l’ormone della felicità che ci mette in condivisione tutte (praticamente al pari di una scorpacciata di cioccolata).
Scopriamo pian piano tutti i passaggi per realizzare il latoA e il latoB: su uno si lavora con i ritagli dei prefeltri per “disegnare” il fiore, l’albero o un giardino nel mio caso e sull’altro, si lavora con il negativo dei prefeltri, sovrapposti fra loro per realizzare vuoti e pieni di colori contrastanti e a questo punto si va giù di aghi per “attaccare” il tutto.
Oihohoohiihihiihohohiih! Siamo alle 16 e la giornata volge al termine, che gran mal di schiena! Praticamente a fine giornata, siamo pezzette da raccogliere e pensare che domani ci aspettano 3 ore di rullaggio!
Tanta tanta fatica, poi quando scopriamo che la nostra insegnante a casa, usa la macchina per rullare, un altro urlo da stadio si diffonde nello stanzone (i piccoli segreti professionali).
Ogni volta però che qualcuno apre il suo lavoro dopo il bagno e il rullaggio, è un’estasi collettiva (avete presente quella di Santa Chiara?!) fatta di ammirazione per ciò che ne viene fuori.
Ecco, è qui che si da un senso allo stare insieme, al condividere momenti simili, è qui che impari molto guardando il singolo gesto delle persone. Un obiettivo unico con 10 lavori totalmente differenti perchè 10 cuori e 10 maestrie differenti.
Ho conosciuto Eija ma soprattutto il suo modo di lavorare che molto appartiene al nord Europa, sono felice di ciò che ho realizzato e delle conoscenze che ho acquisito perchè mi hanno aperto delle possibilità tecniche che applicherò al mio mondo creativo ma sono ancora più felice di aver imparato da:
Michela, la potenza della semplicità
Antonella, la voglia di condivisione
Daniela, la capacità di lavorare con calma
Susanna, la dedizione e la precisone
Daniela B, la capacità di veder trasformare pian piano il proprio lavoro e l’attenzione ai particolari
Bodil, la determinazione a completare il lavoro
Iliana, la capacità di usare il proprio linguaggio espressivo
Cinzia, la voglia di giocare con i colori e l’umiltà
Patrizia, la capacità di concentrarsi sul proprio lavoro e di plasmarlo con le mani
Ora ritorno a casa, sono in auto e dopo aver ascoltato ben 5 volte la canzone di Tiziano Ferro e Carmen Consoli, radio 2 manda un documentario sul personaggio di Jack Torrence di Shining e tra un intervallo e l’altro penso che ho fatto proprio bene a regalarmi Feltrosa! ….ops…. non sono riuscita a sbirciare però gli altri corsi e a parlare con molte persone che volevo conoscere….ai social web lascio l’impresa.
Foto Silvia Mela D’Orazi
Il programma
Creare un pannello di lana dello spessore giusto, che si possa usare come tappeto, cuscino o arazzo, stratificando i motivi in modo da creare profondità ed effetti pittorici usando prefeltri predisposti appositamente
lana cardata (Finnsheep o simile lana mediofine) per le decorazioni
cm 50×50 di prefeltro spesso circa 1 cm da usare come base (lo porta l’insegnante)
aghi da feltro
base per feltro ad aghi
forbici appuntite
sapone di marsiglia
contenitore
spruzzino
un po’ di corda per stringere il rotolo di feltro da rullare
tubo da piscina per rullare
pluriball