Sulle orme di Joseph Beuys.
Mostra a Feltrosa 2012 â scultura, accessori d’abbigliamento, elementi indossabili, elementi scenici per l’evento che gode della collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Testo scritto da Cristiana di Nardo a corredo del bando di concorso (pdf)
Lâedizione 2012 di Feltrosa ha attirato feltrai ed artisti da ogni regione dâItalia e da paesi lontani quali Russia, Finlandia o Danimarca. Lâinteresse per la convention è stato acceso da piĂš fattori: la sede, Biella, uno dei centri dâeccellenza della lavorazione della lana, gli insegnanti invitati (sei figure di richiamo nella lavorazione del feltro artigianale) e, non ultima, la mostra-concorso organizzata per lâoccasione. Il bando, diffuso tramite il nuovo sito www.feltrosa.com, con il titolo Il Feltro dello Sciamano, sulle orme di Joseph Beuys proponeva la lettura dellâopera di uno dei massimi artefici del dopoguerra: lâartista tedesco è infatti caro al mondo del feltro per la particolare attenzione rivolta a questo materiale.
Degli oltre cento lavori giunti al vaglio della giuria ne sono stati selezionati ventisei da mettere in mostra fino al 13 ottobre presso lâex lanificio Botto, sede di Biella The Wool Company, il consorzio nato alcuni anni fa allo scopo di raccogliere, valorizzare e lavorare lane locali europee.
Altri lavori sono stati impiegati in sette diverse performance curate dal gruppo di danza Collettivo Duende di Bologna, filmate dal videomaker Daniel Kevorkian e proiettate in mostra.
Altrettante azioni performative hanno animato lâinaugurazione: ciascun abito-scultura è stato interpretato dalla coreografa del Collettivo Annadora Scalone e da sette danzatrici in un momento raccolto ed emozionate nella grande sala vetrata che ospita la mostra. Per rendere meno effimero lâevento è stato deciso di registrare le performance in diverse aree dellâimmenso ex lanificio Botto. La fabbrica, da ventâanni abbandonata e al momento attuale recuperata in alcuni padiglioni per le attivitĂ di Wool Company, ha offerto scorci suggestivi ed emblematici della realtĂ contemporanea del distretto piemontese. Dove un tempo si producevano i tessuti piĂš fini e pregiati, adesso si allungano tracce di muffe e licheni, crescono timide le felci e si annidano animaletti selvatici, penetrati dai primi cedimenti dei soffitti. La vegetazione sta lentamente riconquistando le rive dei torrenti, trasformate da oltre centâanni di attivitĂ industriali.
Alcuni dei lavori in mostra esaltavano lâinteresse Beuysiano per la natura: fra queste la âfasciaturaâ di Barbara Matera, eseguita il giorno dellâinaugurazione dallâartista nel piazzale antistante, direttamente su un albero per il suo Arbor Vitae.
Pluricellulare, brulicante fermento creato da Simona Paladino nella materia lanosa, riproduce la vitalitĂ delle essenze vegetali che stanno lentamente riconquistando la fabbrica. Sono piĂš direttamente legati alla vicenda artistica e alla biografia dellâartista tedesco due lavori utilizzati nelle performance dâapertura e lasciati in mostra, adagiati sul pavimento dai danzatori al momento di distaccarsi da essi: Energy Shelter, di Cristiana Di Nardo, un guscio protettivo abitabile e Fasciaviscera, di Margherita Righini, una lunga e calda fascia in cotone e feltro.
Co.yote2012 dellâartista finlandese Merja Markkula richiama con ironia la celebre performance I like America and America likes me, coprendo il corpo con un manto in feltro e facendo cadere un velo popolato dâanimali giocattolo in plastica.
Gaia Clerici invece propone uno spiazzante Sciamano uomo-donna che guarda il cielo ma ha il corpo sotto terra. Nellâinstallazione Donna radicata _ nut01 Antonella Sabatini esplora il mistero della fertilitĂ e del legame vivi-morti di cui la donna generatrice si fa tramite.
Richiami alle culture centroasiatiche in Verso lâalto con gli spiriti di Yana Drumeva, giovane artista bulgara che affrontando il progetto a partire dal proprio vissuto culturale ha scoperto le segrete simbologie celate in molte forme decorative tradizionali. Indossabili e quindi utilizzati dai performer sono stati i tre manti che compongono il trittico Metamorfosi creato a distanza dalle sarde Pietrina Atzori e Simona Ledda, la parmense Antonia Sorsoli e la pugliese Giulia Rizzo. Il âguscio esternoâ della complessa composizione, con la sua forma arcaica e potente, quasi manto animale ispido e rozzo, racchiudeva una rete avviluppante ed una casacca in seta leggera e fluttuante.
Un movimento raccolto e religioso quello accennato da Valentina DeglâInnocenti nel suo abito-installazione Cammino nella natura umana. Il tappeto su cui muove passi leggeri una figura velata, un poâ vestale un poâ madonna richiama altri tappeti e rituali, unâessenza umana sempre un poâ nomade, di passaggio su una terra nella quale ha bisogno di ritagliare un proprio spazio simbolico.
I video di documentazione sono stati ripresi in tre situazioni diverse: prima della opening, negli spazi bolognesi nei quali la compagnia ha sede, nelle sale dismesse dellâex lanificio Botto e durante la performance. Essi sono non si limitano a fermare lâincanto di momenti emozionanti: sono a loro volta dei piccoli gioielli, unâulteriore interpretazione degli abiti e degli elementi scenici prodotti dagli artisti, una lettura del lavoro coreografico. Lâautore Daniel V. Kevorkian ha creato per le azioni riprese a Bologna anche le sonorizzazioni, usando strumenti classici: chitarra, violoncello, un flauto ad ancia della tradizione armena ed inventandone personalmente altri, quando necessario. La mostra, lâazione performativa e la documentazione video sono un ulteriore passo avanti per Feltrosa, evento atteso e seguito con entusiasmo da una crescente comunitĂ di addetti.
Eva Basile