Livia Sordini, Â 2 maggio 2017
La prima volta che sentii parlare di Feltrosa era lâanno 2010. Letta casualmente la notizia su internet, con due amiche ci affacciammo incuriosite al bel cortile del Museo del tessuto di Prato dove scoprimmo un mondo pieno di colori, creativitĂ , risate ed energia che invitava ad entrare.
Dopo qualche anno ho partecipato ad Amelia alla mia prima Feltrosa, poi Bressanone e Scanno.
Titubante presenza di fronte alle navigate ed esperte feltrosiane mi sentivo attratta dal fermento e dalla condivisione che si respirava in quei giorni e mi piaceva osservare le idee, il lavoro, lâimpegno ed una sottile vena di follia che serpeggiava nellâaria.
Questâanno, complice lâubicazione a Nazzano, praticamente a due passi da Roma dove abito, collaborando con Eva alla complessa macchina organizzativa mi sono ritrovata a vivere una coinvolgente pre-Feltrosa.
Con Maria Cristina Modanesi abbiamo dato la nostra disponibilitĂ ad occuparci degli alloggi dei vari ospiti, ed insieme ad Eva e ad un sempre disponibilissimo Paolo abbiamo fatto sopralluoghi, imparato procedure informatiche sconosciute, stilato lunghe liste di iscritti studiando attentamente dove e come collocarli, scambiato fiumi di e-mail e messaggi WhatsApp, vissuto momenti di confusione e perplessitĂ , coordinato menĂš, organizzato degustazioni, consultato orari ed itinerari dei mezzi di trasporto.
Abbiamo conosciuto persone simpatiche e disponibili, come Marco Stefanini, presidente dellâassociazione âIl Sapere delle maniâ ed Aurora che, con professionalitĂ e gentilezza gestisce lâEcoturismo allâinterno della Riserva Tevere Farfa.
Abbiamo âtessutoâ con piacere una piccola parte della trama di questa Feltrosa pensando sempre con ammirazione e riconoscenza al grande lavoro che, con passione, Eva ha portato avanti in tutti questi anni.
Ora siamo quasi pronte (speriamo!….) e non vediamo lâora di immergerci nei colori e negli odori dei laboratori dei prossimi giorni.
Grazie Eva e buon lavoro a tutte!