Daniel era un appassionato dell’immagine, del colore, era curioso di conoscere fino in fondo i soggetti di cui si occupava; era curioso di tutto. Come ogni buon fotografo, guardava il mondo con uno sguardo che sapeva cogliere i particolari, le luci, le inquadrature ma anche – e soprattutto – quello che il mondo poteva raccontargli.
Chi lo conosceva sa quanto fosse poliedrico, quanto continuasse a cercare stimoli e quanto, di conseguenza, potesse da qualcuno essere considerato dispersivo. La tessitura, la grafica, la calligrafia e poi questo e quest’altro, ma la fotografia era la sua passione costante, difficile vederlo senza macchina fotografica.
Non è stato facile raccogliere il materiale di questa mostra, scegliere i temi più significativi della sua produzione perché anche nell’ambito fotografico spaziava dal ritratto allo still-life al paesaggio e poi… Feltrosa.
Tutti noi conosciamo quanto questo aspetto della sua professione fosse importante. Per lui come per noi.
Alla fine abbiamo deciso di scegliere tre degli aspetti che abbiamo creduto più significativi: Feltrosa, gli ampi spazi naturali e la sinistra presenza dell’uomo, gli scarti e la decadenza dei luoghi costruiti e poi abbandonati.
Ci auguriamo di aver fatto un lavoro degno della sua meticolosa precisione; se lo merita, come si è meritato l’affetto che avremo sempre per lui.