Eva Basile, 13 maggio 2016
Quest’anno, a differenza di molte edizioni passate, non ho organizzato una mostra a tema. Sapevo che era prevista Sarti per le spose, una mostra di abiti da sposa nello stesso edificio che avrebbe ospitato la nostra esposizione e l’idea del dialogo con quella mostra mi piaceva. Ho così pensato a qualcosa di totalmente altro: dei lavori artistici che avessero qualche attinenza con il tema del matrimonio, del rapporto uomo donna, con le mille simbologie e consuetudini di questo importante rituale.
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Conoscevo il lavoro di Chiara Valentini e Cielo Pessione per averlo visto in diverse occasioni: Vertigo pin, Fora e Faretra, lavori in filo di lino e cotone ed objects trouvés, eseguiti all’uncinetto e mixed media li vedevo allo studio di Cielo quando l’andavo a trovare. Così immacolati e carichi d’energia li ho subito trovati perfetti.
Mi è subito venuta alla mente Chiara, per la serie di lavori – molti dei quali esposti a Mel – visti presso la galleria romana Anna Marra Contemporanea nel 2014. Chiara e Cielo si erano incontrate in occasione di Feltrosa 2014 ed hanno rapporti di stima e simpatia reciproca: una doppia personale mi è parsa la soluzione perfetta.
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I tessili sono entrati da tempo nel mondo dell’arte, il segno ricamato ha una propria espressività che supera le tradizionali premure dell’artigiano, ma che con queste crea un rapporto positivo, amorevole. Un linguaggio proprio del fare artistico, quindi che stabilisce rimandi alla ‘grande arte’ del passato.
Le sculture soffici di Chiara – in mostra le sue Venere e Il sonno della ragione – rievocano la statuaria ellenistica, da lei ben conosciuta nel lungo soggiorno in Grecia. Le vedute di Roma interventate da Cielo nel suo Vacanze romane richiamano l’immaginario turistico collettivo, un viaggio di nozze nel luoghi sacri della bellezza.
Ricamare la carta, nella propria effige come ha fatto Chiara con Voglio cucire la mia anima – selfportrait del 2010 e nel piccolo autoritratto del 2008 o sulle pagine di un testo vintage come in Costruire ed in Arrangiare di Cielo crea un corto circuito fra narratività e materia, richiama il lungo e meticoloso fare anonimo delle artigiane, le loro mani operose intente a confezionare gli abiti ed i corredi di nozze.