Eva Basile.
Porchiano del Monte è un borgo come molti in centro Italia: non è più bello né meno bello di altri, non è particolarmente popoloso ma nemmeno minuscolo. È un po’ isolato rispetto al traffico viario ma non è distante dalle maggiori rotte ferroviarie ed autostradali. È circondato da una cinta muraria, ricordo di una fortificazione che è oggi accogliente, un muro che un esperto arrampicatore supererebbe senza sforzo.
La cinta muraria definisce un percorso panoramico molto apprezzato dai visitatori ma soprattutto dai residenti che amano percorrerlo durante tutto l’anno e in particolar modo nelle calde serate estive, quando alcune delle torri, trasformate in rustici salotti panoramici, diventano luogo di ritrovo molto graditi.
La passeggiata lungo le mura al lato sud-ovest offre un affaccio sulla valle del Tevere: una valle ampia, punteggiata di casali e di campi coltivati. Nei giorni limpidi si intuisce all’orizzonte la presenza del mare, qualcuno dice che si veda la Corsica. È l’affaccio sul mondo, sull’altrove urbano, sui traffici della direttrice autostradale e ferroviaria che percorrono la valle.

Il paesaggio sul lato opposto è boschivo, più intimo ed aspro. Da alcuni scorci si riesce a vedere la città di Amelia e, più distanti, le cime dell’Appennino. Una porzione di questo bosco appartiene ai paesani, al dominio collettivo: il benefattore anarchico Mattia Giurelli, tornato dopo anni di attività lavorativa e sindacale dagli Stati Uniti, donò il bosco ai concittadini perché divenisse la sede della socialità; vi fece costruire una casetta ed un parco attrezzato che sono tutt’ora usati per incontri conviviali che attirano persone anche da altre località.
Il borgo non presenta edifici particolarmente importanti da un punto di vista artistico od architettonico, tuttavia nel suo insieme rappresenta un’immagine così ben articolata, conchiusa dalla cinta muraria che riesce ad armonizzare il vecchio con il nuovo, che lo fa diventare unico nel suo genere. Le dimensioni raccolte e la quantità limitata dei residenti porta ad intrecciare relazioni significative fra persone; è un luogo dove ancora ci si saluta incontrandosi in piazza o lungo i vicoli.
La vocazione all’auto efficienza, caratteristica dei centri abitati antichi, è oggi ancora testimoniata dai molti orti coltivati all’interno delle mura e dagli “stalletti” appena all’esterno.
La vitalità di istituzioni antiche (il dominio collettivo), l’importante vicenda di Mattia Giurelli, il rispetto per il territorio che ha limitato drasticamente l’edificazione selvaggia all’interno ed all’esterno del borgo antico, rendono Porchiano una sorta di esperienza pilota per un futuro meno legato ai miti del consumo e più rispettoso per le esigenze umane.
Per questo proponiamo che artisti provenienti da luoghi lontani vi installino il proprio lavoro, con discrezione, dialogando con il luogo e la sua storia così semplice ed emblematica.
Daniel Kevorkian ha creato due album che ritraggono i luoghi di Porchiano e la sua gente.